LA PSICOLOGIA ANALOGICA
TECNICHE DI IPNOSI
STORIE DEL NOSTRO IO
TECNICHE DI IPNOSI
LE NUOVE FRONTIERE DELL’IPNOSI
L’IPNOSI ALLE ORIGINI
Le prime tracce della pratica ipnotica risalgono a epoche remotissime. Gli studi di storia della psicologia della seconda metà del ’900 tendono a rivalutare il ruolo delle radici magiche della psicoterapia. Come del resto l’importanza delle varie forme di guarigione primitiva. Ruolo messo in secondo piano dalle precedenti scuole di pensiero, che privilegiavano l’origine filosofica dello studio della psiche umana. Queste erano infatti quasi timorose di vedersi attribuire degli antenati assai poco presentabili se posti a confronto con i padri nobili del pensiero occidentale.
Nell’ambito della guarigione primitiva, le tecniche di ipnosi hanno un ruolo importantissimo, che va ben oltre a quello che potrebbe apparire superficialmente. Passando alla storia scritta ed alle testimonianze storiche e letterarie sia nella tradizione europea e del vicino oriente che in quelle indiane e cinesi, innumerevoli sono le testimonianze in merito.
I PRIMI SVILUPPI DELLE TECNICHE DI IPNOSI
Nel Rinascimento vediamo riaffiorare non solo l’arte, la filosofia e la letteratura del mondo greco e romano ma anche la tradizione pagana ed esoterica. Questa era considerata assai negativamente nei secoli del medioevo.
Nelle opere di importantissimi autori che, del tutto o in parte, si ispirarono a questo filone è possibile trovare una notevole quantità di riferimenti al fenomeno ipnotico. E’ sufficiente, ad esempio, citare Paracelso (1493-1541), il cui vero nome era Theophrastus Bombast, che mise in rapporto la forza della calamita con quella emanata dalle mani. A questa forza darà il nome di “magnetismo animale” che sarà più tardi ripreso da Mesmer.
Oppure l’alchimista tedesco Cornelio Agrippa (1486-1535) che, nella sua opera “La Filosofia Occulta”, parla di “occhi che incantano e soggiogano”.
LE EPOCHE SUCCESSIVE
Il filone esoterico, non senza fatiche e momenti drammatici quando non decisamente tragici, attraversa i secoli della Controriforma. Fino alle guerre di religione, per riemergere nel Settecento. Anche in questo caso gli studi storici più recenti hanno ribaltato quella che era la visione precedentemente accettata.
Secondo il parere di autorevoli studiosi, la ripresa delle tematiche magiche ed esoteriche ed il proliferare di gruppi, sette ed organizzazioni iniziatiche di vario genere, per quanto ciò possa sembrare paradossale, invece di costituire un ostacolo alla nascente modernità, preparano la cultura europea all’assimilazione del pensiero razionale illuminista ed al trionfo della mentalità scientifica. La storia dell’ipnosi sembra ricalcare con precisione quasi millimetrica questo modello di interpretazione.
Verso la metà del ’700 appare la misteriosa figura di Giuseppe Balsamo, sedicente conte di Cagliostro, mago, illusionista, guaritore e soprattutto ipnotizzatore espertissimo. Con Cagliostro e con altri personaggi del suo secolo, l’ipnosi ancora non era conosciuta con questo nome. Spesso veniva definita con termini di vario genere. Tuttavia torna alla ribalta ed all’attenzione dei ceti colti dell’epoca.
LA TRASFORMAZIONE IN SCIENZA
Ci stiamo avvicinando al lungo periodo critico che segnerà la transizione dalla fase prescientifica a quella scientifica. Periodo che si apre decisamente con la figura di Franz Anton Mesmer (1734-1815). Medico, affermatosi a Vienna intorno al 1770, Mesmer partì dal magnetismo minerale sulle orme già tracciate da Paracelso. Mesmer mise in rapporto la capacità terapeutica della calamita con quella che sprigionerebbero le mani, per la quale ripropone il nome di “magnetismo animale”.
Se, da un lato, Mesmer applicò al fenomeno dell’ipnosi le categorie scientifiche dell’epoca, dall’altro, l’uso di pratiche cerimoniali rivelava le profonde radici dell’ipnosi. Non sempre visibili, affondano nel mondo non solo della magia ma anche in quelle del misticismo. Costituendo, per certi versi un elemento essenziale di dimensioni dell’umana esperienza che a prima vista potrebbero apparire decisamente distanti dal tema trattato.
E’ infatti impossibile comprendere la portata del fenomeno dell’ipnosi. Portata che, non sarà mai ripetuto a sufficienza, la nostra scuola di pensiero da sempre sostiene essere presente nei vari campi della vita umana in misura ben maggiore di quanto non si pensi comunemente. Naturalmente se non si coglie il nesso tra l’attuazione di pratiche rituali o cerimoniali e la presenza di stati di suggestione.
L’EVOLUZIONE DELL’IPNOSI
Fu nel 1846, con il medico scozzese James Braid, che vennero coniati i termini “ipnosi” ed “ipnotismo“, derivati dal vocabolo greco “hypnos” (sonno).
Con il neurologo Jean Martin Charcot si può dire che si giunge alla fine del periodo di transizione accennato più sopra. A questo punto l’ipnosi, di cui si era prima persino negata l’esistenza, è oggetto di una sistematica quanto imponente ricerca scientifica. Presso l’ospedale parigino della Salpetriére, Charcot ed i suoi collaboratori raccolsero una massa di informazioni tale da mutare definitivamente l’approccio della medicina all’ipnosi.
Non è certo casuale che l’esperienza presso la Salpetriére fu uno dei punti di partenza del giovane Freud. Egli che studiò e praticò l’ipnosi per poi allontanarsene in una fase successiva. La suscettibilità all’ipnosi variava eccessivamente da un individuo all’altro e le persone sofferenti di vere e proprie malattie mentali risultavano per lo più non ipnotizzabili. Queste ed altre complesse ragioni di natura scientifica indirizzarono il fondatore della psicoanalisi verso il ben noto percorso.
Ma l’ipnosi era ormai entrata definitivamente nel campo della scienza.
TECNICHE DI IPNOSI NELL’EPOCA MODERNA
Nel Novecento l’ipnosi fu studiata con la massima attenzione dalle principali scuole psicologiche e psichiatriche. Si pensi ad esempio alla vastissima letteratura specialistica in materia prodotta dalla scuola russa, di derivazione pavloviana. Senza dimenticare le innumerevoli ricerche condotte negli Stati Uniti, tra le quali merita per più di un motivo una particolare attenzione il lavoro svolto da Milton H. Erickson (1901-1980).
Questo vastissimo lavoro coinvolse moltissimi esperti in varie discipline praticamente di tutte le nazioni attive sul piano culturale e scientifico. Questo consentì l’approfondimento della ricerca ai più disparati settori di indagine. Si pensi ad esempio alle ricerche svolte sulla interazione tra ipnosi ed attività elettrica del cervello. Alle indagini volte a stabilire i possibili utilizzi nel campo dell’apprendimento.
Alla suscettibilità all’ipnosi in relazione alle varie età della vita. Per giungere addirittura ai quesiti posti in merito alla eventualità che il fenomeno ipnotico possa riguardare altre specie oltre a quella umana.
L’APPROCCIO DELLA PNL
Tra tutti i possibili approcci quello che a nostro avviso riteniamo essere stato maggiormente fecondo, tanto sotto l’aspetto della comprensione della reale essenza dell’ipnosi quanto sotto quello delle possibilità pratiche in senso terapeutico e più generalmente operativo, vi è quello della decifrazione del rapporto che intercorre tra l’ipnosi e la comunicazione.
Per quanto a prima vista parrebbe trattarsi di un fenomeno alquanto marginale. In questo campo, su scala mondiale, la scuola americana della Programmazione Neurolinguistica (PNL) ha ripreso il lavoro del già citato Erickson per sistematizzarlo e fornire ad esso una chiave interpretativa.
Di là dall’innegabile valore scientifico dei fondatori, la scuola americana deve certamente una parte della sua fortuna ad una sorta posizione privilegiata. Posizione di cui innegabilmente godono le accademie e gli istituti scientifici, e più generalmente culturali, nordamericani nell’attuale scenario mondiale.
LA SCUOLA BENEMEGLIANA
Un’analisi originale del rapporto tra ipnosi e comunicazione è stata elaborata, in maniera del tutto autonoma e partendo da altri presupposti rispetto alle varie scuole esistenti, dallo studioso italiano lo psicologo Stefano Benemeglio. Un lavoro ormai più che cinquantennale.
Il percorso di ricerca di Benemeglio è sfociato nella nascita dell’ipnosi Dinamica. Un metodo completamente innovativo che nella fase induttiva non usa la parola ma il linguaggio non verbale. Questo consente di scavalcare i meccanismi di difesa della logica, con questo metodo tutti sono ipnotizzabili.
Dalle sue scoperte nasce la scuola della Psicologia Analogica, che ha, tra i vari aspetti, approfondito, con un lavoro di ricerca sinora mai interrotto, la relazione non solo tra ipnosi e comunicazione ma anche le innumerevoli implicazioni nel campo dell’emotività e delle relazioni umane. Grazie alle sue scoperte oggi possiamo affermare che la nostra istanza emotiva definita “inconscio” comunica all’esterno le proprie esigenze emozionali. Essa comunica attraverso il suo linguaggio, la Comunicazione Analogica Non Verbale. Essa, spesso in contraddizione con la nostra parte logica, genera conflitti interiori. Conflitti che espletano nella vita creando difficoltà a realizzare l’appagamento dei nostri bisogni, diventando fonte di infelicità.
LA RICERCA CONTINUA
Emotivia, il nostro Istituto di Psicologia, prosegue queste ricerche e ne divulga i risultati. Opera attraverso consulenze, corsi e conferenze a tema, ritenendo l’ipnosi e le sue varie espressioni come l’autoipnosi e l’ipnosi Dinamica, una straordinaria e scientifica forma di contatto con la nostra parte emotiva: l’inconscio.

Valter Gentili psicologo, ipnologo, docente, ricercatore nel campo della Psicologia Analogica, dell’Ipnosi Dinamica, della Comunicazione Analogica Non Verbale e del comportamento umano.
Lavora a Torino e a Alba (CN) dove svolge con passione, da oltre 30 anni, l’attività di psicologo. Utilizza nelle consulenze individuali, le più innovative tecniche offerte dalla Psicologia Analogica e dall’Ipnosi Dinamica.
Per prenotare un colloquio: 334 320 97 96
Maggiori informazioni sul sito personale www.valtergentili.it